ANCHE QUEST’ANNO LA LEADING REAL ESTATE COMPANIES OF THE WORLD HA ORGANIZZATO UN INCONTRO TRA GLI AFFILIATI A LIVELLO MONDIALE PER CONDIVIDERE ESPERIENZE E LE ULTIME NOVITÀ NEL SETTORE IMMOBILIARE. LA META SCELTA È STATA DUBAI, UNA CITTÀ IN CONTINUA EVOLUZIONE, CON UN’ENERGIA CONTAGIOSA, CAPACE DI TRASFORMARE IN REALTÀ ANCHE I PROGETTI ARCHITETTONICI PIÙ FUTURISTICI. IL RACCONTO DI UELI SCHNORF E PHILIPP PETER, TITOLARI DI WETAG CONSULTING.
Wetag a Dubai, immagino sia stato un viaggio appagante…
«È sempre un grande piacere poter partecipare a questi seminari, principalmente perché non si finisce mai di imparare, ma soprattutto perché sono l’occasione per confrontarsi tra esperti del settore a livello mondiale. La scelta di Dubai, quest’anno, è stata molto azzeccata: dopo i problemi posti dalla pandemia è importante credere nel futuro e focalizzarci ulteriormente sulla nostra clientela, locale e internazionale».
Come Wetag collaborate con diversi network, non solo Christie’s, ma anche Luxury Porfolio, Leading RE, European Real Estate... immagino sia un impegno...
«Certamente, ma è inevitabile se vogliamo lavorare con i migliori al mondo e garantire un servizio d’eccellenza. I nostri collaboratori, come noi proprietari, sono sempre sotto pressione perché il nostro nome è legato a firme importanti, questo significa che chi si rivolge a Wetag si aspetta la massima serietà, qualità e professionalità. D’altra parte possiamo vantare un ampio ventaglio di contatti e di proprietà, quindi chi sceglie la nostra società immobiliare sa che grazie alle nostre sinergie può arrivare anche a clienti internazionali o proprietà ricercate e magari poco pubblicizzate, chiamate anche “off market”».
In un ambito così internazionale, con società grandissime che contano migliaia di collaboratori, la piccola Wetag della Svizzera ha un peso oppure è un granello di sabbia nel deserto?
«Onestamente anche noi ci siamo posti questa domanda quando quindici anni fa siamo stati eletti da questa organizzazione. Però il focus è sulla qualità dei partecipanti, non la grandezza, ed è per questo che siamo stati in grado di guadagnare una posizione importante all’interno della struttura. Nel 2020 a Palm Beach siamo stati eletti “Affilate of the year” della Christie’s e quest’anno a Dubai Ueli Schnorf era uno degli speaker della conferenza, come lo è già stato più volte in passato. Insomma tutti ci conoscono come la Wetag del bel Ticino in Svizzera (ridono)».
Come erano organizzate le vostre giornate a Dubai?
«Durante il giorno avevamo numerosi meeting dedicati al real estate. Quest’anno, in generale, si è parlato molto del coronavirus e delle strategie messe in atto per superare mesi difficili e di incertezza. In ogni caso, malgrado alcune agenzie abbiano dovuto chiudere e altre ridurre i dipendenti, le proprietà di lusso non hanno perso valore. Un esempio concreto portato sul tavolo, oltre il nostro, è stato quello di Miami, dove i prezzi stanno lievitando, ma la stessa Dubai dove si costruisce 24 ore su 24 e nel giro di settimane la morfologia della città cambia a vista d’occhio desta un grande interesse, soprattutto a livello europeo».
Erano presenti anche le società che hanno dovuto effettuare tagli importanti?
«Dobbiamo immaginare che nel mondo ci sono agenzie con anche due o tremila collaboratori, quindi altri numeri rispetto a quanto siamo abituati dalle nostre parti. Queste società hanno dovuto agire in modo da non perdere i venditori più preziosi e quelli più leali legati alla società. Ne è emerso che la necessità di rimanere un gruppo unito e la lotta contro il tempo sono stati fattori comuni a livello mondiale».
Siete riusciti ad entrare in qualche proprietà da sogno?
«Sì, ma quest’anno nessuna villa... abbiamo visitato una proprietà poco adatta a chi soffre di vertigini! Siamo saliti al 108esimo piano del Burj Khalifa, un vero polo turistico, la struttura conta 160 piani una torre in cristallo con un’altezza record, costata un miliardo e mezzo di dollari – qui siamo entrati nella penthouse più alta al mondo. È stato veramente impressionante, peccato che la costruzione era al grezzo, perché il proprietario è stato arrestato prima di abitare questo appartamento extra lussuoso».
Ma cosa attira così tanta gente a Dubai?
«Indubbiamente il fattore tasse: non se ne pagano, ma anche le opportunità lavorative. Stiamo parlando di giovani imprenditrici e imprenditori, ma anche intere famiglie che scelgono Dubai per viverci, anche perché è una città che attualmente offre tutto, come New York. Siamo stati in un quartiere dove ci sono club esclusivi, dove l’alcool è servito senza restrizioni».
Ma se un vostro cliente desidera acquistare a Dubai può rivolgersi a voi?
«Certamente, questa è la forza del nostro network, ma non solo per Dubai, questo vale per il mondo intero».
Concludiamo con un’immagine di quello che avete fatto nei ritagli di tempo libero?
«È importante approfittare del tempo libero messo a disposizione per conoscere anche il posto, le tradizioni, la cultura. A Dubai abbiamo fatto un›escursione nel deserto incredibile, eravamo in mezzo al niente con uno sbalzo termico tra giorno e notte impressionante, siamo passati dai quaranta gradi ai venti. Ci hanno raccontato storie da brividi... in passato, quando i primi europei avevano scelto gli Emirati per i loro affari, c’erano casi di rapimento o di scomparsa di persone in mezzo alla sabbia, era un modo per custodire la propria terra e seminare terrore. Inoltre abbiamo visitato Expo 2020, posticipata a quest’anno a causa del coronavirus, i capannoni erano moltissimi, ma noi ci siamo focalizzati su quello svizzero che era un misto di alta tecnologia e tradizioni. Ne è valsa veramente la pena».
La cultura, le tradizioni, la storia fanno parte della ricchezza di una regione e noi, come Ticino, possiamo vantare racconti e leggende incredibili. Ma questo può essere lo spunto per il prossimo articolo Wetag.
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